giovedì 25 ottobre 2012

Ch'a nullo amato.


Amore, che a nessuno che è amato risparmi di amare.
Eccola qua, la formula della felicità.

Togli il relativismo della frase. Togli tutte le implicazioni scabrose. Togli il campo semantico della volontà, del libero arbitrio, dell'emotività, dell'inesorabilità della vita umana. Rinnega l'autore, dimentica l'opera, e se ami tutt'ora, se un simile turbine ti ubriaca il cuore, abbandona con una carezza i personaggi, ché i tuoi capelli li scompiglia lo stesso vento.
Allontana il secolo, rifiuta la religione, esilia ogni interpretazione. 

L'hai sottratta da tutto ciò. Adesso rapiscila, ficcala nel tuo sacco riottoso di nuove speranze, di curiosità, di sospetto.

( Perché tu non credi veramente che è ciò che sembra. Perché tu che ami già sai che niente è come sembra, e che il meraviglioso si annida dietro quelle apparenze, incubato nei dettagli, Dio e il Diavolo se lo giocano a dadi tutti i giorni. )

Portala nell'orfanotrofio della tua anima e dàlla in adozione al nostro tempo, regàlatela con un sorriso, portala a casa, avvolta in una coperta fatta di fede, mettila tra te e la persona che ami, all'altezza del petto, e ascolta.

Ascolta.
Ama.
Ascolta.

Lo senti?
Ora capisci cosa vuol dire?

Amor ch'a nullo amato amar perdona
Amor, ch'a nullo amato, amar
perdona

Che se tu ami, e la persona che ami ti ama, amando non puoi far altro che farti dare altro amore. E più ne ricevi, più ne dai. Più ne dai, più lei lo ricambia. E l'amore sale, sale, sale.
Amore senza tempo. 
Amore per sempre. 
Cresce, cresce, cresce, in una reazione chimica che non può più fermarsi, che non può più avere fine, che non smetterà mai di rinnovarsi perché quella è la ricetta giusta, quelle sono le parole giuste, quello è il calcolo da fare, il calcolo senza numeri, l'infinito senza calcoli, la formula della felicità.

La formula della felicità.

domenica 21 ottobre 2012

Le nostre altalene ontologiche.

Quand'è stata l'ultima volta che ti ha chiesto 'come stai?' una persona a cui potessi rispondere veramente?

mercoledì 10 ottobre 2012

Telegraph to Lucretia #1

Non è facile studiare filosofia con una bambina di otto mesi in camera.

E' qua che saltella, ride, gioca da sola, gioca con me. Un piccolo fiore. Gemma-Germoglio, guanciotte di miele, glaucopide come Atena, allegra come il Cristo bambino dipinto sul sole da un graffitaro ubriaco dopo la festa dell'oratorio, forse una specie di Maria Maddalena, forse semplicemente lo spirito dei bambini che le ride dentro e non si ferma, non si ferma, non si ferma, finché c'è qualcuno che la ascolta, anche se non c'è.
Capelli morbidi, biondi e rossi come il fieno al tramonto, che si attorcigliano su se stessi, la chioma di un putto segreto del Bernini sciolta dalla sua prigione di marmo. Mani piccole che toccano tutto, tutto sentono, orecchie per ascoltare, che sentono tutto, che non sentono niente, che non hanno bisogno di capire, pelle di rosa, stretta gentile, un modo armonico disarmonico da una stanza e l'altra, e l'allegria si sposta come una folata di vento bianca e azzurra chiusa nel suo piccolo body rosa. Io a seguirla come una rondine col sud.
E qualcuno mi interrompa perché potrei continuare per sempre.
Non serve un bimbo per innamorarsi della vita, ma se c'è... se c'è succede due volte.